Autore: Massimo Cuomo
Casa editrice: Edizioni E/O
Pagine: 281
Se la crisi socio-economica imperversa, la letteratura non può restare a guardare: ecco allora, in risposta a un clima di incertezza e grigie prospettive, un florilegio di antieroi di carta in tutte le salse, uomini e donne più o meno disperati, più o meno alla ricerca di riscatto, più o meno capaci di dare una svolta alla loro esistenza. Trentenni o quarantenni che incarnano, attraverso le loro avventure e le loro personalità, una sospensione straniante, che non può non essere percepita dal lettore come un sentire generale e condiviso. Nella confusione di questa manciata di ventunesimo secolo, gli eroi non servono più: meglio affidarsi a figure fragili in cui è più facile immedesimarsi, nel bene e nel male, sulla via della redenzione o altrimenti anche solo del rituale apotropaico. Con Malcom, primo romanzo di Massimo Cuomo, a questa fiorente giungla di protagonisti del nostro tempo si aggiunge un nuovo personaggio: Marcello Zanzini.
Alla vigilia dei trent’anni il suo bilancio è desolante: il licenziamento inaspettato dalla BigBiz, la società che lo aveva ubriacato con l’illusione di una sfavillante carriera da manager, il tradimento della fidanzata, beccata insieme al venditore di aspirapolvere nel più umiliante dei cliché, la necessità di vendere i mobili su eBay per tirare avanti. Tutte le paure e le difficoltà lo schiacciano condannandolo a un immobilismo appiccicoso e soffocante. Ma, una bollente domenica di luglio, la palude che avvolge Zan viene improvvisamente smossa da un enigmatico barbone e da una scheda sim.
Il romanzo di Cuomo è un esercizio acrobatico di leggerezza e grazia, un contributo sagace e lieve, utilissimo per comprendere le dinamiche socio-emotive che seguono il crollo delle certezze in questa imbarazzante e crudele post-modernità. Ciò che subisce Zan è una sorta di reset forzato che lo conduce progressivamente, attraverso una serie di misteriosi sms, dentro un vortice di incontri, indagini e avventure, vissute insieme a personaggi più o meno improbabili, fino a indirizzarlo verso una vittoria che è solo apparentemente salvifica. Alla fine del suo percorso di difficile risalita, il nostro eroe, che eroe non può e non vuole essere, deve picchiare la testa contro un colpo di scena che rischia di abbatterlo definitivamente: il riscatto agognato è solo il frutto malato di un sistema basato sull’apparenza e sulla morbosità; Marcello Zanzini, nella caduta come nella vittoria, è soltanto vittima sacrificale, burattino abilmente manipolato e frustrato dal sistema di comunicazione di massa per poter essere ulteriormente sfruttato in termini di show, munto come una bestia da fattoria, in un orizzonte in cui ogni sentimento viene spazzato via se non è reso pubblico.
Ma è esattamente nel momento in cui il protagonista sembra essere senza scampo, costretto ad abbracciare il compromesso per riappropriarsi nuovamente di quello che ha perso, che tutto il dolore e lo svuotamento che ha dovuto affrontare assumono veramente un senso e lo guidano verso un nuovo inizio. Al posto di esposizione mediatica e popolarità, Zanzini sceglie amore e amicizia, come nella migliore delle fiabe.
Eppure Cuomo col suo racconto riesce a non essere né pedante né moralista. La storia di Marcello Zanzini, con le sue donne – Martina la fedifraga, Federica, fresca come una boccata di ossigeno, Elena con la sua evanescenza – e i suoi amici – Pino e Tonno, quelli di sempre – è una riflessione non banale sulla contemporaneità e sulla generazione dei trentenni: la trama è compatta, convincente e coinvolgente e pone l’accento sulla questione della comunicazione, a tutti i livelli possibili. Non si tratta soltanto delle difficoltà di Ego che comunica con Alter, confrontandosi tra piazze vere e piazze virtuali, dai social network ai programmi televisivi, con un linguaggio semplice o grottesco, ma di Ego che cerca di comunicare soprattutto con sé stesso per comprendersi e potersi a sua volta trasmettere al meglio al di fuori.
Riuscire a capire e a esprimere genuinamente la propria verità e le proprie aspirazioni più intime, lasciando da parte maschere e trucchetti, al contrario del gran capo della BigBiz, che cerca di nascondere la sua pochezza dietro una lingua affettata, ricca di inglesismi mutuati dal marketing, per darsi continuamente un tono: questa è in definitiva la più grande conquista di Marcello Zanzini.
Il primo libro di Massimo Cuomo ha una lingua asciutta ma non trascurata e offre al lettore un intrattenimento godibile e intelligente, con un equilibrio ben calibrato tra ironia e profondità, alternando momenti di pura ilarità a fotografie impietose del reale e anche schegge di lirismo non patetico. Se gli antieroi sono fatti così, della stessa pasta di Zan e dei suoi, così straordinariamente normali da risultare eccezionali, che Superman stia in campana, insieme alla post-modernità, qualunque cosa essa sia.
Elisabetta Pasca