Autore: Claudio Panzavolta
Casa editrice: Isbn
Pagine: 183
Siamo animali stagionali. Migriamo, sul bagnasciuga. Avanti e indietro. Come le maree. La vita? L’abbiamo consumata d’estate. L’abbiamo divorata da cuccioli. E poi.
Il letargo.
L’ultima Estate al Bagno Delfino, romanzo d’esordio di Claudio Panzavolta, è una cartolina corale e accorata. Spedita da un branco di bagnanti. Scritta sotto l’ombrellone, dentro una cabina, o all’ombra della pineta. Una cartolina inviata agli ultimi superstiti. Coloro che si sono spinti al largo e non hanno più fatto ritorno.
Da: Noi… A: Noi.
Con le impronte di tutti vicino al timbro postale.
Lo sa bene chi è nato negli anni Ottanta. Il Bagno Delfino, con la sua insegna verde dai contorni neri; e il Bagno Marisa, con il cane del Lordo che ringhia ai ragazzi; e infine i bagni, senza più nome, declinati al plurale di pubblico anonimo, con le file di lettini persi sotto il sole della riviera romagnola: quegli stabilimenti balneari, dovrebbero essere dichiarati patrimonio collettivo di un’infanzia nazionale.
I primi ricordi di Vincenzo. L’adolescenza di Giulio, Michael, Monica, Jenny, Fabio e Antonino. L’età adulta di Alessio. La vecchiaia di Arturo e Teresina. A ogni personaggio la sua estate. E ad ogni estate: l’unico, irripetibile e memorabile rituale di svezzamento. Il nostro funerale all’infanzia.
Panzavolta racconta l’estate che non c’è più. E concede alla terza persona di scene osservate in silenzio, una pellicola del nostro più intimo Amarcord, il singhiozzo dell’io di Corrado. Bambino cresciuto a balzi, da un’estate all’altra. Prima persona singolare. Primo testimone oculare di una vita fa.
La prima volta di Monica e Michael, nel buio di una barca capovolta. Il primo amore di Arturo, un amore che è già svanito nella moglie che gli dorme accanto. La prima vendetta di Giulio, quel gatto ucciso per una voglia. La prima volta che abbiamo ucciso, noi tutti a passarci la palla. La prima volta che abbiamo ucciso un uomo per gioco.
Ma il tempo del racconto, è un tempo già sepolto. E fuori dai bagni si sta come d’autunno, d’inverno e in primavera: chiusi in una camera oscura insieme al personaggio di Vincenzo, affetti dalla stessa malattia.
Se corressimo alla spiaggia, tutta quella luce oggi ci divorerebbe. Così gli animali che siamo ricordano – e gli abitanti del Bagno Delfino potrebbero tornare a vivere, e invece vivono nel ricordo – in un coro di umana memoria, epica proprio perché parziale.
L’infanzia di un intero paese. Le gesta. Gli eroi. I gelati.
Catturati nelle fotografie di Monica. Prima che si sciolgano. Prima che un camion della Sammontana ci travolga.
«Domani non esiste… Domani non esiste più» ripete Monica a Corrado.
Il tempo di una cartolina può essere solo il presente trapassato.
Eppure quante volte siamo tornati ai bagni, quanti gelati abbiamo scartato?
Era sempre l’ultimo gelato. L’ultima estate.
Chiara Zingariello