Ciarlatani è un romanzo in cui ci si aggira per un centro commerciale dalla costituzione infernale, aperto solo di notte, dove cani neri sono assunti con un contratto a tempo indeterminato, in cui il protagonista si innamora di una donna che si chiama Angelica e in cui l’ultima parola (o quasi) è “stelle”.
Accade tutto in una notte; ti richiamano perché la tua maturità non è valida, prendi un autobus che sembra uscito da Blade Runner, e ti ritrovi in un posto spampanatissimo che da fuori tutti scambiano per centro commerciale.
Il finale te lo spiega l’autore nella postfazione. Questo è Ciarlatani, di Mattia Filippini, una via di mezzo tra Benni e Borges, storie di precari del ventunesimo secolo.
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Mattia Filippini è nato a Brescia nel 1984. Ha vissuto per alcuni anni a Bologna dove ha studiato lettere all’università e dove si è laureato con una tesi sull’importanza del linguaggio parlato nella scrittura di romanzieri come Ermanno Cavazzoni, Daniele Benati, Paolo Nori, Ugo Cornia e di poeti come Raffaello Baldini e Nino Pedretti.
Dal 2010 è redattore di Tupolev! La rivista che cade circa una volta l’anno, rivista online che si occupa di narrativa, recensioni, fumetti, illustrazioni e bizzarrie varie.
Nel 2011 è uscito per Senzapatria il suo primo romanzo intitolato Qualcuno era un po’ grasso. Molti suoi racconti si possono leggere su alcune riviste letterarie, tra cui La luna di traverso, Colla, Finzioni e Inutile.