Los Ingrávidos. Intervista #5 Jenn Díaz
1) Quanti anni hai, che libri hai pubblicato e come ti guadagni da vivere?
Ho ventiquattro anni e ho pubblicato due romanzi: Belfondo, che è stato tradotto in italiano, e El duelo y la fiesta, che è appena uscito. Mi mantengo scrivendo e facendo la lettrice per la casa editrice Lumen.
2) Come e quando hai iniziato a interessarti di letteratura? C’è un libro, uno scrittore o un evento della tua vita che ti ha spinto a scrivere?
Non so bene quando è iniziato questo interesse, ma mi ricordo che quando da adolescente ho letto Il diario di Anna Frank mi sono commossa. La causa principale del mio amore per i libri è stata però la lettura, tre o quattro anni fa, di Carmen Martín Gaite. Per un esame dell’università dovevo inserire nessi e connettori in un frammento di un suo testo. Mentre aspettavo l’esito dell’esame, sono andata a cercare il libro per controllare se avevo inserito le parole giuste. Ho letto il libro e poi tutta l’opera della Gaite. Da quel momento ho iniziato a interessarmi alla letteratura non solo come lettrice, ma anche come scrittrice.
3) Puoi raccontarci i tuoi momenti più difficili da scrittrice inedita e come sei arrivata alla pubblicazione?
In realtà non posso parlare di momenti difficili perché ho iniziato a scrivere e appena un anno e mezzo dopo il mio libro è stato pubblicato. Non ho dovuto mandare il mio manoscritto alle case editrici, né ho partecipato ad alcun concorso. Non stavo lottando per pubblicare, anzi, non ero nemmeno cosciente del fatto che stessi scrivendo qualcosa di pubblicabile. Per una serie di casualità ho conosciuto il mio agente, che stava avviando la sua agenzia. Ha letto quello che avevo scritto, gli è piaciuto ed è riuscito a farlo arrivare in libreria molto prima che io potessi ipotizzare un qualsiasi tipo di rapporto col mondo editoriale.
4) Di cosa parlano Belfondo e El duelo y la fiesta?
Belfondo è un paese immaginario, chiuso in se stesso. I suoi abitanti vivono in una piccola bolla, che è una metafora della società attuale. Il romanzo descrive come queste persone lottano per ottenere delle piccole libertà e come rivelano la loro natura quando si relazionano col Padrone. È nato un po’ per gioco: volevo raccontare le vite degli abitanti di questo paese come racconti separati, ma poi le storie hanno iniziato a incrociarsi. Ho avuto due modelli per Belfondo: un paesino non lontano da Barcellona che si chiama Colonia Guell e il paese dei miei nonni, dove ho trascorso molti momenti importanti della mia vita.
El duelo y la fiesta è la storia di Blanca Valente, che nella mia testa era Blanca Varela, una poetessa peruviana, ma che poi ha perso ogni connessione con la figura che l’ha ispirata. Blanca è gravemente malata e la vicenda segue la vita di quattro persone che le sono vicine e che finiscono a casa sua il giorno in cui sta per morire. Le vite dei personaggi si incrociano anche con la poesia della Valente. I temi centrali sono i conflitti e l’incomunicabilità tra madri e figli.
5) Cosa sta succedendo attualmente nella scena letteraria spagnola? Di cosa si scrive? Secondo te quali sono in questo momento gli scrittori spagnoli più importanti?
In generale non leggo molta letteratura attuale, e ancora meno spagnola, quindi non posso farne un’analisi approfondita, ma posso dire che oggi nel mondo dell’editoria c’è troppa frivolezza e si cerca di promuoversi più come personaggi che come scrittori. I gruppetti e le piccole «mafie» letterarie stanno rubando spazio alla scrittura, che dovrebbe essere la cosa più importante. L’autore che ammiro di più al momento è Celso Castro. Tra gli scrittori delle generazioni precedenti i miei preferiti sono Carmen Martín Gaite, Ana María Matute, Miguel Delibes.
6) Che influenza ha la letteratura ispanoamericana su di te? La senti meno tua di quella spagnola? Quali sono gli scrittori ispanoamericani che apprezzi?
La sento mia almeno quanto quella spagnola ed è quella che leggo di più. I miei autori preferiti sono José Donoso, García Márquez, Cortázar e Mario Benedetti.
7) Com’è nato il racconto che hai pubblicato su Colla?
È nato da due cose: la lettura del racconto Borghesia di Natalia Ginzburg e un concorso di narrativa breve sugli animali. La rivista di cui sono vicedirettrice voleva organizzare questo concorso e poi pubblicare un’antologia per offrire i ricavati a un’associazione contro il maltrattamento degli animali. Dato che non avevo esperienze dirette, ho preso un gatto che aveva un ruolo secondario nel racconto della Ginzburg e l’ho messo al centro della mia storia.
8) Com’è andata l’esperienza della pubblicazione italiana?
Davvero molto bene. Edizioni La Linea è una piccola casa editrice che però ha diverse collane che si sostengono l’un l’altra: le vendite dei libri più «letterari» (quelli che vendono di meno) vengono controbilanciate da quelle degli altri libri. Così possono pubblicare un libro come Belfondo senza rischiare di ritrovarsi senza casa editrice. Questo gli permette i trattare molto bene gli autori minori: le due volte che sono stata in Italia hanno organizzato delle bellissime presentazioni.
9) Qual è l’ultimo libro di uno scrittore italiano che hai letto? Qual è il tuo scrittore italiano preferito?
La felicità a oltranza di Ugo Cornia, perché mi avevano detto che assomigliava a Celso Castro. L’ho letto e hanno dei punti in comune, ma non si assomigliano granché. E Una granita di caffé con panna di Alessandra Lavagnino. La mia autrice preferita è Natalia Ginzburg.
10) Stai scrivendo qualcosa in questo momento?
Sto scrivendo un romanzo. In El duelo y la fiesta c’è la storia di una madre e un figlio che è importante ma non viene sviluppata. Questi due personaggi sono i protagonisti del nuovo libro. Anche se alla fine mi sono sfuggiti di mano e ora hanno nomi diversi e gli succedono cose diverse, il nucleo viene da lì. Il romanzo dovrebbe chiamarsi Abrir mis piernas.