Dediche e ringraziamenti nell’ultimo romanzo di Kriss Iron
di Lorenzo Mercatanti

“Peccato per le donne e l’alcool, altro che scrivere,
a quest’ora giocherei con i Blues.”

Kriss Iron

Questo libro è dedicato
A mia moglie, che continua a sopportare me, i miei due serpenti Cosmo e Minnie, e soprattutto i miei amici.
Ai tifosi del Chelsea, per tutto quello che mi hanno dato e che continuano a darmi ogni volta.
A Rick, Racket Rick, il mio grande amico, il primo a pubblicarmi su quel foglio de La nostra battaglia, che lui si ostinava a chiamare rivista. Ehi Rick! È cominciato tutto da lì!
Ai miei scrittori preferiti, Adolf Hitler, Kilgore Trout, Pergaud per La guerra dei bottoni e tutto quello che ne è seguito in termini di violenza urbana e risse da stadio, e a John Douglas per il libro in cui ci insegna come si cattura un serial killer, ovvero come far tuo un libro-vivente.
E infine a lui, l’ultimo della lista ma il primo fra i peggiori, al mio lettore ideale, che forse non leggerà mai questo libro, ma se dovesse farlo, una volta terminata l’ultima pagina, se ne uscirebbe subito di casa per andare a spaccare qualche cranio.
Ehi cazzoduro! Questo libro è per te!
Ringraziamenti

Non è possibile scrivere un libro senza un po’ di aiuto. Riporto quindi l’elenco della maggior parte di coloro che questo aiuto me l’hanno dato, molti senza che glielo chiedessi, altri senza volerlo, altri ancora questo aiuto me lo hanno dato da morti, più i soliti che hanno pagato per veder stampato il loro nome…
Sto scherzando! S’intende.
Grazie a Jason Dixon e a Iain Mason, i due più grandi cacciatori di teste de La ditta.
Grazie Jason! Per avermi dato l’unico insegnamento utile per un imbrattacarte come me, Se sei buono si dimenticano di te, se sei cattivo ti ricorderanno per sempre.
Grazie Iain! Per avermi raccontato di quella volta che accoltellasti un poliziotto. Tutte le ferite da taglio presenti in questo libro, caro amico della vecchia Inghilterra, sono opera tua!
Grazie ancora feccia, ci vediamo a Disneyland!
Un ringraziamento speciale al vecchio Ed, per la spassosissima cartolina che mi ha spedito quest’estate da Dachau, c’è su disegnata una freccia, l’ha fatta il vecchio Ed per indicare il luogo preciso dove è andato a fare i suoi bisogni.
Non è arrivato il momento di imparare un po’ d’etichetta, vecchio Ed?
Grazie a Mel Efrain, che mi ha braccato e corso dietro, ha fatto carte false per avere i miei libri nelle sue edizioni, libri di ferroli chiama lui… Ehi SMEL! Ce l’hai fatta! Adesso però… attenzione! Il tuo culo è mio!
E Michael Kuhnen, l’unico grande capo neonazi che ci sia mai stato.
Quando era vivo, un libro così non sarebbe stato possibile.
Adesso è morto, e questo libro è possibile.
L’ha reso possibile lui.

Ringraziamenti speciali ai gruppi che hanno fatto i tempi d’oro del White Power Rock, gli Screwdriver (un ringraziamento molto speciale a Ian Stuart, anche lui ha lasciato troppo presto La ditta), i Brutal Attack, gli Skullhead, i Battlezone, gli Squadron, gli English Rose, i Close Shave, i Final Sound e quindi quelli che sono venuti dopo, i Combat 00, i Last Chance, i Truth at Last, gli Unity.

Io ci ho messo solo le parole.

Loro ci hanno messo la musica.
Grazie a tutti coloro che mi hanno discriminato nella mia giovinezza, che mi hanno trattato come merda, ringraziamenti speciali anche alle loro madri.
Ringraziamenti superspeciali a Jeffrey Dahmer, Satana Manson, e Céline e Ramirez e tutti gli altri che sono in carcere o di cui è già stata da tempo eseguita la sentenza di morte, e questo perché avevano ricevuto troppo presto il messaggio, La morte fa parte del territorio, ci vediamo nel paese dei balocchi!

Prefazione
“Ipocriti bigotti, vecchi barbogi, tronfi marmittoni,
non mettete piede qui dentro…”
François Rabelais

Volevo scrivermela io la prefazione, poi ho detto no, e ho pensato a Pergaud, sempre lui e sempre da La guerra dei bottoni, ci sta a pennello!
Lo scrupolo di sincerità sarebbe il mio pretesto, se volessi farmi perdonare le parole audaci e le espressioni violentemente colorite dei miei eroi. Ma nessuno è obbligato a leggermi. E dopo questa prefazione e l’epigrafe di Rabelais, non riconosco a nessun coccodrillo, laico o religioso, in vena di paternali più o meno rivoltanti, il diritto di lamentarsi.
Dopo tutto, ed è la mia scusa migliore, ho concepito questo libro nella gioia, e l’ho scritto con voluttà; ha divertito qualche amico e fatto ridere il mio editore: ho il diritto di sperare che piaccia agli “uomini di buona volontà” secondo il vangelo di Gesù; quanto al resto, come dice Lebrac, uno dei miei eroi, me ne frego.

Bibliografia essenziale di Kriss Iron (Exeter 1981; -)
Vigilia d’uomo, Poesie, Exeter 1996.
Passeggiate selvagge, Racconti, Exeter 1998.
Carica!, Romanzo, Londra 2005.
Ogni maledetta domenica, Romanzo, Londra 2006.
I proscritti della notte, Romanzo, Londra 2007.
Che mai venga il mattino!, Romanzo, Londra 2007.
Spedizione punitiva, Romanzo, Londra 2008.
Derattizzazione, Romanzo, Londra 2008.
Farne fuori uno? Falli fuori tutti!, Romanzo, Londra 2008.
Colpo di spugna, Pamphlet, Londra 2011.
L’uomo coperto di sangue, Romanzo, Londra 2011.
Forme d’anestesia, Racconti, Londra 2013.
Il naso di Spiegelmann, Racconto umoristico, Londra 2015.
Estremismo interiore, Saggio, Londra 2017.
La verità rende liberi, Pamphlet, Londra 2018.
Irriducibili, Racconti, Londra 2019.
Frank Destiny, Romanzo, Londra 2020.

- INTERVISTARE K.I.-

Kriss Iron intervistato da Robbie Rivets della Maltesian Review of Books
Robbie Rivets: «Signor Iron, abbia pazienza, io ho la sua opinione di lei e lei probabilmente avrà la sua opinione riguardo a noi, salterei quindi le formalità».

Kriss Iron: «D’accordissimo, le presentazioni sono già state fatte».
R.R.: «Conosce già la nostra rivista?».
K.I.: «Certo».
R.R.: «L’ha mai letta?».
K.I.: «L’ho sfogliata».
R.R.: «Cosa ne pensa?».
K.I.: «Penso che sia difficile friggere l’aria. Ma vi capisco, facciamo un po’ lo stesso lavoro. Voi friggete l’aria, io sfondo porte aperte».
R.R.: «Signor Iron, lei è considerato il peggior scrittore vivente, mi vuol…».
K.I.: «Perbacco! Vuol dire che funziono».
R.R.: «Bene. Adesso una domanda costiuita da una sola parola: Olocausto?».
K.I.: «Evviva! Con molti miei colleghi non potrei mai usare questa parola. Loro esigono il termine “shoah”, molto più à la page. Con la conseguenza, ahinoi, irreparabile, che tutto ciò a cui questo termine si riferisce passa in secondo piano».
R.R.: «Colleghi?».
K.I.: «Un’altra domanda di una sola parola! Fantastico!».
R.R.: «La stragrande maggioranza degli scrittori non si ritiene suo collega».
K.I.: «È vero. Ho pochi cari amici. Nessun collega».
R.R.: «Perché allora dice colleghi?».
K.I.: «Sono il collega di cui hanno bisogno. Anche solo per dire che non c’entro nulla con loro. Del resto sono anche dei miei affezionatissimi lettori. In questo senso sono perfino uno scrittore fin troppo elitario, uno scrittore per scrittori».
R.R.: «Potrebbe chiarire quanto ha detto?».
K.I.: «OHI! Si comincia col chiarire! Via… non vorrà dirmi che anche lei crede che i miei libri li leggano i naziskin e simili. Ma hanno altro da fare. Quella è roba per imbrattacarte, per chi ha bisogno di un nemico per alzarsi dal letto la mattina. Un nazista non sa nemmeno cos’è un letto. Casomai una bara…».
R.R.: «E in quanto scrittore come si definisce?».
K.I.: «Un superwelter».
R.R.: «E come superwelter dov’è che si trova più a suo agio? Vedo che lei ha scritto sia racconti che romanzi, poesie, saggi…».
K.I.: «Lasciamo subito perdere saggi e poesie, ovvero quando scrivo saggi e poesie mi sento un po’ un turista, sono i saggi e le poesie di uno che continua a essere i suoi racconti e romanzi».
R.R.: «E i racconti e i romanzi come li affronta?».
K.I.: «Buttandoci dentro tutto il peso di un superwelter e in base alle regole del romanzo e del racconto, nel primo caso le regole del pugilato, nel secondo le regole di una rissa da bar: aver sempre con sé un oggetto appuntito e colpire per primo».
R.R.: «C’erano 2.000 persone l’altra sera alla presentazione del suo libro, non mi sembravano tutti scrittori».
K.I.: «Nemmeno i 300 che la sera prima erano lì per Junger Rass, con la differenza che i miei 2.000 il libro non lo leggono, i 300 di Rass fanno finta di averlo letto».
R.R.: «Via, siamo seri, qualcuno i suoi libri li legge, e non sono pochi, anzi, e non sono solo scrittori, anzi…».
K.I.: «Certo, leggono i miei libri e soprattutto non sono scrittori, e io non gli sarò mai abbastanza riconoscente».
R.R.: «E qual è il segreto per avere di questi lettori?».
K.I.: «Dargli il meglio, darglielo sempre. Sono loro che fanno di te uno scrittore, non i critici o gli altri scrittori o il tuo circoletto, il tuo insulso e minuscolo reame. Dargli il meglio!».
R.R.: «Il meglio?».
K.I.: «Il meglio è quello che danno a me certi pittori o certi registi e musicisti, per esempio quello che mi dà Clive Barker con i suoi quadri e Bobbie Friny con i suoi film, film con le botte! E i musicisti… i musicisti dal vivo! E io cerco di dare la stessa magia, la magia di certi concerti, merce rara, portarla sulla pagina, il folk più trascinante assieme alle parole di qualche vecchio inno lealista, e poi aggiungere tanta ma tanta birra».
R.R.: «È la sua ricetta?».
K.I.: «Gliela regalo».
R.R.: «Mille grazie, mille grazie davvero».

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