Tutti, nel proprio passato, nascondono segreti imbarazzanti. Io a diciassette anni ero più bello, più magro, non prendevo in considerazione il problema calvizie, però ascoltavo gli Oasis. Non è che li ascoltassi e basta, ero una specie di fan. Ogni volta che usciva un nuovo disco i fratelli Gallagher annunciavano al mondo che quello era il migliore che avessero mai fatto. Ogni volta io correvo a comprarlo. In realtà, il nuovo disco era sempre più brutto del precedente. Era una schifezza. Al quinto toccarono il fondo. Al sesto sprofondarono. Liam e Noel, però, imperterriti moltiplicavano i proclami. Dubito che non si rendessero conto di essere definitivamente arrivati al capolinea. Credo invece che quelle dichiarazioni fossero un disperato quanto goffo tentativo di negare almeno a loro stessi l’evidenza. Una reazione naturale alla paura.
Detto questo, me ne frego del precedente gallagheriano!
Il sesto numero di «Colla» è il più bello mai fatto.
E tutti quei discorsi del tipo «certi proclami sono figli della paura»? I chiari sottintesi sull’importanza dell’umiltà? del camminare schiena dritta-testa bassa-parlando sottovoce-chiedendo il permesso-alzando il ditino?
Ho detto che me ne frego!
Il sesto numero di «Colla» è il più bello mai fatto e basta! È più bello del quinto, che a sua volta è più bello del quarto, che a sua volta è più bello del terzo, che a sua volta è più bello del secondo, che a sua volta è più bello del primo, che a sua volta è il più bello di tutti. E non c’è niente che non quadra in questo ragionamento, sia chiaro! Quindi adesso telefonate al fidanzato o alla fidanzata, annullate ogni appuntamento, chiudete a chiave la porta della stanzetta e fiondatevi a leggere i racconti di Dario Voltolini, Giusi Marchetta, Marco Peano, Daniele De Serto, Antonio Senatore e Simone Torino. Avete già perso troppo tempo!