Ok essere froci, ma provarci con me proprio no. Eravamo vicini di banco alle medie, in macchina insieme per la discoteca a volte ubriachi, vacanze a Londra dopo la terza superiore, migliori amici anche se tra maschi non si dice e ci provi con me? Scordatelo. Sono etero, dovresti saperlo, ho scopato tua cugina, lei non ha più voluto, ma era una donna e nemmeno lesbica.
Niente contro i finocchi, sia chiaro, sfilate pure in piazza con gli striscioni, ma le zampette a casa vostra, grazie. Che poi, passi una carezza sulla spalla, un buffetto, chessò, prova a sfiorarmi per vedere se piego da quella parte, invece mano sul cazzo subito, fosse stato un altro ti avrebbe denunciato, insomma, cosa ti aspettavi?
Me lo dicevano che eri così e non ci ho mai creduto, sempre difeso con tutti, avevo la risposta pronta, guarda che Giulio è un tipo a posto. Ricordo i nostri discorsi e le pagelle sulle compagne di classe, ma mica ci provavi, tu, con le ragazze, eri un timido. E dopo? Anche i timidi si sciolgono oppure trovano altri timidi per stare assieme, tranne te.
Quando abbiamo visto quel western busone che non era piaciuto a nessuno lo difendevi come fosse tua madre, ma anche lì c’era la scusa, l’appassionato di cinema eri tu, normale che avessi gusti diversi, ora capisco perché gli altri non hanno insistito, loro sapevano, vero? Mica ci credo che l’han capito da soli, ma perché tenerlo nascosto a me?
E quel terrone del tuo amico, quella checca marcia, eri così bravo a fargli il verso, troppo bravo. Spero solo che fosse un amico e basta, almeno il coraggio delle proprie scelte e andare fino in fondo, questo mi aspettavo. Forse non sarebbe stato uguale, ci avrei pensato prima di farmi vedere in giro con te, giusto per mettere le cose in chiaro, però saremmo stati amici lo stesso. Se me l’avessero chiesto avrei risposto sì, Giulio è uno di quelli, ma per il resto è a posto.
Ora puoi dirlo, non hai niente da perdere, cosa ti è venuto in mente? Sarai pure a secco da un po’, anch’io non combino niente, ma sei proprio rincoglionito se credi che mi accontento. Solo perché portavo i pantaloni verdi chissà cos’hai pensato, e dire che neanche mi piacciono, li ha comprati la mia ex, un caso se ce li ho ancora.
Guarda, facciamo che rimane fra noi, so cos’hai fatto, cos’hai provato a fare, ma non dirò niente, lo faccio per te. Se si sapesse in giro auguri, se oggi siamo più tolleranti non vuol dire che tolleriamo tutto, ma vendicarmi non ha senso, però non ti perdono, sai? Anch’io ho fatto una cosa del genere; ricordi Greta, quella dell’altra sezione? Ero sempre con lei e tutti si eran fatti delle idee, invece non è mai successo niente; quando le ho detto che volevo baciarla non mi ha più rivolto la parola. Però avevo sedici anni e ora ne abbiamo trentadue, certe cazzate c’è un tempo per farle e un altro per raccontarle. Lo vuoi sapere? Neanche mi piaceva, però mi sentivo un coglione a dire che eravamo solo amici.
E quel che hai detto prima, gli episodi che avevo dimenticato, non son sicuro che siano andati così. Che a capodanno, ubriachi da non stare in piedi, io ti abbia abbracciato, non me lo ricordo. Ero così andato che avrei fatto uguale con un palo del telefono o un cassonetto, invece c’eri tu, ecco. E quando abbiamo giocato alla bottiglia, sempre ubriachi, e siamo stati scelti, è una balla. Anche se fosse, mica la comandavo io, e i risolini degli altri cosa c’entrano, ridevano per ogni coppia che saltava fuori, ridevamo anche noi, quando uscivano un ragazzo e una ragazza ridevamo tutti, figurati due maschi.
C’entra qualcosa che sei stato a Berlino, l’hai scoperto lì? Le tue idee che siamo troppo provinciali, ok, sarà anche vero, ma non vuol dire che siamo arretrati, abbiamo le nostre idee. Le cose nuove o diverse non sono meglio per forza, a volte quello che abbiamo è abbastanza e bisogna tenerlo stretto, se lo perdi è finita.
Sai che ho pensato di partire anch’io? Poi mi son detto chi me lo fa fare, si parte se non stai bene dove sei, allora mi chiedevo cosa mi mancava e non sapevo rispondere, casa mia è qui, andar via è giusto, ma in vacanza. E cos’avrei fatto a Berlino, che non parlo neanche inglese? Ecco perché non son venuto, ma vedendo il lavaggio del cervello che ti han fatto avevo ragione. Se stavi bene là perché non sei rimasto?
Ieri abbiamo avuto poco tempo, con quel che è successo son rimasto zitto. Mia madre è stata male, e quando sembrava in fondo mi ha detto sposati e fai dei figli, le cose che dice una mamma, ma per me era la prima volta. Mi piacerebbe, quella giusta non l’ho mai trovata, alla mia età neanche una storia seria, eppure non mi manca niente, sfortuna, ecco tutto. Ora sta meglio, ma chissà per quanto.
Gli altri faccio una fatica a vederli e solo uno alla volta: a Claudio è nata una bambina e il tempo è tutto per lei e la moglie, Luca si è trasferito a Bologna, non è lontano, ma avrà i suoi cazzi o forse pensa di aver fatto il grande salto, invece Fabio non esce più, si è chiuso in casa dei suoi e ha smesso di lavorare, non risponde al telefono, sono andato da lui ma niente, non vuole vedermi. Cristo santo, cosa vi siete messi in testa tutti? Mica mi aspetto di fare la vita di sempre, ma cambiare ogni cosa come se prima andasse storta, non vi capisco.
Il peggio sei tu: cosa pensi di fare, il frocio ai quattro venti? Guarda che non è aria, saresti il primo in paese, se c’è qualcun altro mica lo va a dire in giro, se va bene neanche lo sa. Valla a fare da un’altra parte, la rivoluzione, dov’è già stata fatta, io non ti posso aiutare, capisci, non voglio problemi. Se ci vedono assieme chissà cosa raccontano a mia madre, e lei non ne ha bisogno, sta già male di suo. E i tuoi, pensi che sarebbero contenti? Non dirmi che lo sanno, hanno le loro abitudini e non le cambieranno solo perché in televisione c’è pieno di gente come te. Uguale gli altri; questo è l’unico paese dove il bar non l’han comprato i cinesi, l’offerta è stata fatta ed erano anche soldi, ma i proprietari han detto no, finché abbiamo le forze, anche se abbiamo sessant’anni, lo tiriamo avanti noi.
Mi dici che vuoi aprire un’attività, anche se me l’hai spiegato non ho capito, ma lo sai che non siamo ancora coperti dalla banda larga, qualche casa sparsa sì, ma il resto del paese no? Hai calcolato tutto, scommetto, tranne questo, lo davi per scontato, idem con me, neanche ti è venuto in mente che non ci sarei stato.
Col cavolo che ti chiedo scusa, la colpa è tua, tornando indietro il naso te lo romperei uguale, sei fortunato che non ti ho fatto tornare a piedi. Poi stai meglio così, ti farai qualche amico al bar, ma il culo tienilo stretto, che altrimenti ne buschi un altro. E poi dacci un taglio con quei vestiti da checca, qui vanno le polo dal collo rialzato e i cargo, quando fa freddo i jeans abbondanti, niente orlo rifatto, per le scarpe quelle che si comprano al mercato. Se vuoi essere te stesso un consiglio: non farti vedere in giro.
Mai sentito la storia dell’albanese? Aveva una moglie e una figlia di sei anni, aveva perso il lavoro, non ne trovava un altro, lei faceva le pulizie in nero, e così dicevano che i soldi dell’affitto li avrebbero dati poi. Il proprietario lo conosci, è il ferramenta, lui li ha avvertiti, o pagate o vi sbatto fuori, non mando raccomandate, non chiamo i carabinieri, non pago un avvocato, vi sbatto fuori e basta, ma loro non ci sentivano e intanto facevano debiti. Una notte sono arrivati suppergiù in quindici, hanno aperto la porta con le seconde chiavi, li han caricati su un furgoncino che erano mezzi addormentati e lasciati in un campo, davanti alla tangenziale, capito, sono stati carini, lì dove c’è più passaggio, mica abbandonati chissà dove. Hai voglia a protestare, il contratto non era registrato, per sicurezza hanno aggiunto qualche ceffone e chi li ha visti più.
Vuoi fare la stessa fine? Io ti posso coprire, raccontare a tutti che non sei cambiato, non si fideranno perché sei stato via, ma posso metterci una buona parola, il resto tocca a te. Questo non significa che siamo ancora amici, non significa niente, solo che sono buono e mi ricordo quello che hai fatto per me, sì, quella volta che ho rotolato il bidone di cemento e la colpa l’hai presa tu, il danno alla macchina l’hai pagato tu, solo perché sapevi che i miei mi avrebbero suonato, che non avevo un soldo, che sono stato uno stronzo a lasciartelo fare. Questo è il mio modo per ringraziarti, se c’è qualcos’altro dimmelo, non voglio avere debiti, sono fatto così, e ognuno per la sua strada.
Pensare che in questi anni, se qualcosa andava storto, se mi sentivo giù, se non avevo voglia di niente, mi dicevo stai a vedere che torna. E quando ho smesso eccoti qua. Che coglione a pensare che il tempo non passa, dovevo dimenticare e quando hai chiamato, quando hai detto sono Giulio rispondere Giulio chi, ne conosco tanti, invece subito a correre da te.
Va bene, ho sbagliato anch’io, non dovevo abbracciarti così, forse non sarebbe successo, anche se era questione di tempo avrei preferito dopo, godermi l’illusione ancora un po’. Ora stammi bene, ti auguro il meglio, davvero, te lo meriti, ma lasciami stare, non chiamarmi, non scrivermi, se mi vedi per strada fammi un cenno perché ci stanno guardando, ma non fermarti a parlare, dimenticami e io farò lo stesso.
È passato solo un giorno e già mi manchi.
È passato solo un giorno
di Milo Busanelli
Questo articolo è stato pubblicato in numeri, numero 22 e ha le etichette Milo Busanelli. Bookmark the link permanente. I commenti ed i trackbacks sono attualmente chiusi.